Siccome non è mai troppo tardi...

provo a raccogliere le idee e poi propongo il "mio" esercizio, al duplice scopo di... regalarvelo ma anche di ottenere delle critiche per migliorarlo.
È infatti una mia invenzione, e non essendo io un didatta avrà dei punti deboli. Prima di attaccarmi: sicuramente migliaia di persone hanno inventato lo stesso esercizio, lo immagino. Lo definisco mio perché "stavolta" l'ho creato io, ma anche per dirvi: «state attenti, l'ha creato un Pinco Pallino, prendetelo con le pinze»; o perché no: «aiutatemi a migliorarlo».
Per introdurlo al meglio ecco una storia dei miei errori, perché forse sono i vostri e bisogna conoscere gli errori per capire cosa vogliamo evitare.
Come molti di voi, nessun maestro mi ha detto
come trillare, solo, incontrati i trilli mi dicevano di eseguirli. Studiandoli iniziavo lentamente e acceleravo pian piano. Anche riuscendo ad ottenere la velocità voluta, se il trillo era lungo la mano man mano si irrigidiva con fatica sempre maggiore.
Vedendo il mio maestro trillare, ho notato che teneva indice e medio quasi perpendicolari alla tastiera, come una persona in piedi.
Non gli ho mai chiesto perché lo facesse, se era un trucco o semplicemente la mano si metteva così senza che lui ci facesse caso.
Da solo ho fatto per un certo tempo l'esercizio sul trillo dell'Hanon, che mi ha insegnato solo le diverse diteggiature presentate (es. trillo di Thalberg). Non mi ha insegnato a trillare.
Ho smesso di suonare per più di un decennio ma mi è sempre rimasta la mania di trillare, per esempio su un tavolo o sulla tastiera del computer.
Ciò mi ha solo affaticato le dita, visto che dopo il mio recente ritorno al pianoforte ho notato che tutto questo trillare non mi ha fatto progredire granché.
L'errore più grosso che ho fatto è forse quello di iniziare lentamente, esercitare quindi i gruppi muscolari che funzionano quando le dita vanno piano, e aspettarsi che poi andando veloci i muscoli "veloci", non allenati, sappiano cosa fare... inoltre i muscoli del "movimento lento" tenderanno ad essere chiamati quando suoniamo velocemente (glielo abbiamo insegnato noi, per ore!) causando tensione.
Pare che Busoni, nell'imparare un nuovo brano studiasse una parte lentamente per memorizzarla ma poi la portava subito a velocità elevate, quasi sapesse che i muscoli usati suonando lentamente non sono quelli usati suonando velocemente(*). Putroppo molti grandi non hanno scritto o non erano consapevoli dei motivi del successo dei loro metodi di studio. I buoni didatti invece sanno insegnare, ma spesso conservano i segreti gelosamente o con buona volontà li dicono a tutti ma non li mettono per iscritto e si disperdono (verba volant...).
Chuan C. Chang (che sarà mai quella C.?) porta un esempio molto efficace, che riporto un po' rielaborato: immaginiamo un cavallo che deve fare un esercizio al galoppo; gli facciamo fare prima l'esercizio al passo, poi al trotto, finalmente al galoppo. Ad ogni fase (passo, trotto, galoppo) il cavallo usa gruppi di muscoli diversi e deve "reimparare" i movimenti daccapo (o quasi). Magari eseguendo l'esercizio al galoppo si attiveranno i muscoli che usava al trotto, rallentandolo e creando tensione.
Se siete sopravvissuti a questa presentazione, per non appesantire presento finalmente l'esercizio per studiare il trillo, ma nel prossimo commento. Questo è troppo lungo...
(*)
https://www.rodoni.ch/busoni/pianoforte/feninger.html che a sua volta cita: Paul Roes, «La technique...», p. 8