Maestro Cognolato, innanzitutto grazie per l'intervista. Quando ha conosciuto il pianoforte e come?
Avevo 5 anni. La mia famiglia venne invitata a cena da amici: una coppia con due figli. Uno di essi strimpellava un po' di jazz e ne rimasi profondamente affascinato. Chiesi di poter imparare a "fare quella cosa lì pure io". Purtroppo con il jazz però non so da dove cominciare nonostante mi affascini e mi piaccia tutt'oggi.
Jazzisti preferiti?
Ne ammiro molti,ma i primi nomi che mi sovvengono sono quelli di Oscar Peterson, Charlie Parker, Bill Evans, Thomas Stanko e Stefano Bollani.
Che cosa l'ha portata verso la musica classica?
Alla musica classica mi han portato gli studi di conservatorio: io sono nato nel 1965 e, al tempo, si studiava solo musica classica; per il jazz c'era la "pratica". In famiglia non sarebbe stato proponibile.
Degli insegnanti che ha avuto, chi considera fondamentale per la sua maturazione artistica?
Collego ognuno dei miei insegnanti a qualcosa di specifico, ma quello che ha avuto l'influenza maggiore su di me e' stato Roberto Szidon con il quale ho studiato alla Hochschule fuer Musik un Theater di Hannover ed alla Academie de Musique di Sion.
Ci parli un po' di lui. Che tipo d'insegnante era?
Era un insegnante molto particolare: un musicista straordinario, ricchissimo di fantasia e dotato di non comune apertura mentale nei confronti di repertorio e di interpretazione. Provava e comunicava una venerazione assoluta per il testo ed insegnava a guardarlo e non a vederlo. Parlava sette lingue ed era un uomo colto. Possedeva una eccezionale capacità di comunicazione delle proprie idee ed era dotato di molta freschezza nel suo approccio alla musica. Gli sarò sempre grato per quanto ho imparato da lui.
Cosa ne pensa dei concorsi pianistici? Allo stato attuale contano così tanto per la carriera?
I concorsi ci sono e, a volte, possono aiutare a farsi conoscere benche' mi sembri evidente che ce ne sono troppi e si contano sulle dita di una mano quelli che davvero consentono il salto di qualità. Purtroppo spesso sono organizzati e gestiti più ad uso dei giurati e/o degli organizzatori che non dei partecipanti. In sè poi trovo un po' fuorviante l'idea della competizione in ambito artistico ma mi rendo conto che in un mondo ridondante come il nostro possa essere un criterio pure questo. Tra i grandi pianisti in circolazione c'è pure chi, come Arcadi Volodos, non ha vinto alcun concorso eppure è un artista straordinario.
Lei è anche curatore di stagioni concertistiche, penso ai Concerti della Gioiosa Musa, come è nata l'idea?
I concerti de La gioiosa Musa son nati con l'intento di presentare al pubblico artisti pur validi ma meno (o poco, o per nulla) conosciuti sebbene in possesso di una buona professionalita. A tutti viene, di norma, chiesto di presentare anche una parte di programma costituita da repertorio meno standardizzato. Trovo che non serva a nulla, oggi, continuare a presentarsi al pubblico solo con l'Appassionata, Mephisto Waltz n.1, Secondo Scherzo o Gaspard de la nuit. La pigrizia del pubblico rispecchia la pigrizia e la mancanza di stimoli degli artisti che si adagiano sul repertorio standard per lo più eseguito senza aver nulla di significativamente nuovo da dire. A chi e a cosa serve? Il repertorio scritto per il pianoforte è caratterizzato da una vastità sconfinata; basta guardare, cercare, e poi scegliere assumendosene la responsabilità.
Che consigli si sentirebbe di dare ad un giovane che voglia intraprendere la carriera pianistica?
Non mi sento di dare consigli ad altre persone se non quello di cercare essere sempre se stessi, anche (soprattutto) nella propria veste di artisti.
Quali compositori caduti nell'oblio sono, secondo lei, da rivalutare?
Beh ce ne sono molti; alcuni già "ripescati" come Alkan o Medtner ma anche molti altri come Erwin Schulhoff, Ernesto Nazareth, Charles Tomlinson Griffes, Goldmark, Miklos Rozsa.... Ci sono inoltre composizioni tratte dal repertorio di compositori famosi che non vengono mai eseguite: la prima Ballata di Liszt, l'Allegro da Concerto di Chopin, la Seconda e la terza Sonata di Alberto Ginastera... Queste sono solamente le prime cose che mi vengono in mente ma basta avere un po' di curiosità per trovare cose interessantissime da studiare, da suonare e da proporre al pubblico.
E di compositori italiani?
Mi interessano molto Petrassi, Casella, Fuga, Busoni. Per questioni fin troppo evidenti mi interesso e mi occupo di Amendola come di un autore Italiano prediletto. Anche a lui devo non poco nella mia formazione artistica: mi ha consentito di imparare a guardare ai brani con l'occhio del compositore. Come asserivo poco sopra ad ognuno tra i miei insegnanti devo qualcosa di particolare: a Michele Marvulli devo soprattutto l'aver imparato a suonare il cantabile. Ad Aldo Ciccolini l'aver imparato a suonare legato. A Dario De Rosa a pensare alle arcate di un violino o di un violoncello nella gestione delle frasi. Ad ognuno di essi devo l'entusiasmo che li ha sempre animati nel farmi lezione e nel comunicarmi l'amore che anch'essi provavano nei confronti della Bellezza nell'arte musicale.
[continua]
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